Un epilogo?
L’automobilista che percorre la strada provinciale da Parma verso Corniglio, un comunello montano in cui le case vuote sono più di quelle abitate, passa per forza attraverso ali di vecchie facciate delle località sulla strada. Case vecchie, di sassi a vista o rifatte negli anni settanta, saracinesche di vecchi empori chiuse, rari negozi. Ogni tanto macchine parcheggiate sulla strada, gruppi di persone, accenti diversi, l’immigrazione riempie i vuoti, perfino qui.
Una di queste località è Beduzzo, rione o quartiere denominato non per caso La Strada. L’idea prevalente in chi passa è di fine di qualcosa, di chiusura prossima. Combatte con questa impressione la cura di qualche casa e alcuni cantieri che sembrano dire che non tutto è perduto, che qui qualcosa ancora si muove. Pochi lavorano sul posto.
Molti un tempo contadini invecchiano e con rassegnato stupore capiscono che quella lunga serie di interessi e occupazioni che da sempre si ripeteva uguale e rassicurante è terminata una volta per tutte. Sono i sopravvissuti ad un mondo agricolo e umano sparito all’improvviso e che nessuno capirà più veramente.
Forse ti fanno vedere i loro campi, ti raccontano la storia di un podere, ne comprano ancora, di terra, come se domani si potesse lavorarla ancora una volta con fatica e soddisfazione, invece di lasciarla così, ritornare un po’ per volta il bosco che fu.
Basta: non si vedono più le file di paesani tornare alla sera dai campi, non più i carri rossi con le pulegge che trebbiano il grano, né si riesce a curiosare più in qualche stalla dal basso soffitto dove alla luce di una fioca lampadina rumini qualche vitello e dove si debba stare attenti a dove si mettono i piedi, in mezzo all’odore di fieno e di sterco fresco. Il parmigiano qui non si fa più: potete contare i caseifici abbandonati, ce ne sono diversi.
Durante gli anni settanta se n’è andata una parte di storia: le differenze tra oggi e cinquant’anni fa sono maggiori di quelle che potevano esserci tra il 1950 ed il 1850 o qualche secolo prima. Tra vent’anni qui abiteranno in pochi e ci vivranno solo la sera, e le vecchie case che hanno visto generazioni succedersi lavorando la terra e parlare un dialetto ospiteranno forse uomini nuovi e diversi, con nuove lingue e nuove occupazioni. Insomma, nulla sarà più come prima.